L’EPOPEA DI UN GIOVANE ARTIGLIERE AL SERVIZIO DI SUA MAESTA IL RE DI SARDEGNA


Efisio Melis Alagna nasce a Cagliari, quartiere della marina, nel 1785.
Il padre Girolamo Melis, di professione commerciante, pensò di avviare il figlio alla carriera militare.
Il giovane Melis all’età di ventuno anni, aveva appena terminato gli studi superiori, e suo padre, commerciante agiato, poteva tranquillamente pagare la retta necessaria alla frequentazione della scuola d’artiglieria di Torino. Nel 1811 terminata l’accademia, viene dichiarato idoneo ed inserito tra gli ufficiali d’artiglieria. Non essendo ancora effettivo non percepiva la busta paga per intero, pertanto, insieme ad altri ufficiali come lui, implorò il viceré che all’epoca era la Regina Maria Teresa che gli venisse assegnato un incarico.
Il 14 aprile del 1812, con apposito decreto del Sovrano, viene gratificato del grado e dell’ammissione nel corpo della Reale Artiglieria per le sue capacità professionali.

Allorché il sottotenente Efisio Melis Alagna, fresco di studi militari, ricevette l’incarico di esercitare l’amministrazione della giustizia civile e militare, e la difesa dei confini dalle incursioni barbaresche nell’isola di Sant’Antioco, si avveravano i sogni e le ambizioni di un giovane militare al suo primo incarico, con la speranza di iniziare una carriera militare ricca di soddisfazioni e la possibilità di entrare a far parte dell’élite presso gli ambienti mondani della corte sabauda. L’arrivo nell’isola amena tra spiagge bianche e riflessi multicolori della laguna avevano alimentato l’ottimismo e le speranze di Efisio, ma i desideri del sottufficiale si dovevano ben presto scontrare con la dura realtà di un territorio, già da parecchi anni, alle prese con una grave crisi economica e con il pericolo delle incursioni sempre incombente. Preso possesso del suo ruolo presso la comunità Antiochense si accorse subito che una cappa d’inquietudine aleggiava tra gli abitanti del Borgo Sulcitano recentemente conquistato da agguerriti corsari tunisini che avevano messo alla prova l’addestramento e il coraggio dei soldati.

Nel luglio del 1812, il comportamento e la vigliaccheria del Sergente Costantini, messosi in fuga di fronte al nemico, avevano deluso le aspettative e la fiducia del popolo nei confronti dei militari incaricati di difendere la comunità. Per questo ed altri motivi il compito che aspettava Efisio Melis Alagna si presentava oltremodo difficile. La prima nota di merito si ha nel 1813, quando riceve un elogio dalla Regina per essersi messo in luce nell’intervento a difesa della tonnara di Calasapone assalita dai barbareschi nella cala detta “Su Portu de su Casu”. Il sottotenente Efisio Melis Alagna, tra la primavera e l’estate del 1814, assume la direzione dei lavori del forte Su Pisu al posto del capitano d’artiglieria Ambrogio Capson che era stato trasferito all’artiglieria di marina; inoltre il 24 settembre 1815 diventerà luogotenente della penisola al posto del comandante, il maggiore Pastour, che era stato trasferito a Carloforte per mancanza di comandante.
Nel settembre del 1815 Melis Alagna fece pubblicare un “Pregone”, indirizzato ai pescatori di Sant’Antioco, che prescriveva la consegna di una parte del pesce pescato comunemente chiamato “sa quarta”, ossia una tassa in natura. Per i pescatori inadempienti era prevista una penale di due scudi per ogni violazione. All’epoca il tenente Melis si occupava di giustizia ordinaria e riscossione delle tasse per conto del Governo. Dopo l’incursione del 22 luglio 1812 si pensò di costruire un nuovo forte per la difesa di Sant’Antioco in quanto il vecchio fortino del ponte, espugnato durante l’attacco, si era rivelato non idoneo alla sua funzione, sia per la posizione che per la struttura dell’edificio.
LA COSTRUZIONE DEL FORTE SABAUDO
Nel 1813 iniziarono i lavori di costruzione del Forte sabaudo che proseguiranno fino all’estate del 1815. Per dare atto alle richieste della Regia Segreteria di Stato vennero arruolati 10 cannonieri agli ordini di Efisio Melis Alagna tra i più giovani e robusti che avessero dimostrato destrezza nell’utilizzo dei cannoni e, cosa più importante, che avessero la dimora a Sant’Antioco per potersi rendere eventualmente disponibili in qualsiasi momento in caso di attacco nemico. In quei frangenti il ruolo e la responsabilità di Efisio Melis Alagna erano messi a dura prova dalle continue richieste che pervenivano dalla Regia Segreteria di Stato e di Guerra che imponeva all’ufficiale di sollecitare l’organo comunale affinché si impegnasse a raccogliere la somma necessaria per terminare i lavori del forte.

Mentre nel mese di ottobre si svolgevano le attività legate alla vendemmia e la maggior parte degli abitanti erano impegnati nella raccolta, il 15 ottobre del 1815 verso il tramonto venne avvistata nelle acque del golfo di Palmas una flotta all’apparenza inglese in quanto mostrava le bandiere britanniche. Ma, il 16 ottobre all’alba, da quelle stesse navi sbarcarono sulle spiagge dell’isola un migliaio di corsari barbareschi pronti alla battaglia, al saccheggio ed al sequestro degli abitanti.
Il Comandante Melis insieme ad alcuni soldati tentò, in un primo tempo, di difendere la periferia del paese ma non vi riuscì, dovette pertanto ripiegare e rifugiarsi dentro il nuovo Forte. Contrariamente alle aspettative non fu però così facile la conquista. Gli africani, comandati dal rais Siddi Abzuna, assaltarono il Forte per tutta la mattina con scarsi risultati e, visto che tutti i tentativi di penetrazione erano andati vani, pensarono di praticare un varco verso Est in una zona un po’ nascosta.
Per scalare le mura vennero utilizzati i carri dei contadini, con rapidità il Forte si riempì di barbareschi e i pochi difensori furono sopraffatti, mentre alcuni si arrendevano al nemico altri diedero prova del loro valore, con eroismo e con il solo utilizzo di sciabole e pugnali si batterono fino alla morte e solo verso mezzogiorno il Forte cadette in mani nemiche. Efisio Melis Alagna morì combattendo e fu difeso fino all’ultimo dai suoi più fidati e fedeli collaboratori. Questi Eroi furono seppelliti verso le 7 di martedì 17 ottobre nel cimitero del paese che allora era situato dove oggi sorge l’asilo intitolato al Generale Carlo Sanna. Il Miliziano Antioco Lampis, ferito durante la battaglia, cessò di vivere mercoledì 18, mentre il Capitano di Cavalleria Tomaso Lepori gravemente ferito morirà nei giorni seguenti.
IL RAPIMENTO
I bambini rimasti orfani furono 170 e parecchie di queste creature moriranno durante le settimane successive. Molti abitanti riuscirono a salvarsi rifugiandosi verso l’interno dell’isola ma molti altri tratti prigionieri, furono incatenati e stivati nelle navi per essere venduti schiavi nei mercati africani.
I prigionieri furono 133, per la maggior parte giovani e qualche donna, tra esse anche Angelina, sorella di Efisio Melis Alagna, da aggiungere a questi un Caporale e dieci Cannonieri della Reale Artiglieria che si arresero nel Forte di “Pontimannu”. Le navi barbaresche con il loro carico umano sbarcarono presso il porto di Tunisi il 19 ottobre 1815.
Dopo mesi di trattative, fu pagato un riscatto con il consenso della Regina Maria Teresa d’Asburgo-Este, moglie di Vittorio Emanuele I Re di Sardegna, che con la mediazione di un emissario inglese riuscì a versare l’intera somma richiesta nelle casse del Bey di Tunisi. Per ordine del Vescovo di Iglesias Monsignor Nicolò Navoni, la salma del Comandante Melis Alagna venne riesumata dal cimitero comunale per poi essere tumulata nella Chiesa parrocchiale di Sant’Antioco dove fu inumata con tutti i riti del caso di fronte all’Altare maggiore.
Sulla tomba a memoria dei fatti venne sistemata una lapide marmorea:

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