Museo Etnografico “Su magasinu ‘e su binu”

MUSEO ETNOGRAFICO “Su magasinu ‘e su binu”
Il museo etnografico Su magasinu ‘e su binu ha sede in un tipico magazzino completo di lolla (cortile porticato) del XVIII secolo. Vi sono esposti gli attrezzi necessari allo svolgimento dei vari mestieri. Particolarmente interessanti risultano le sezioni dedicate alla viticoltura e alla vinificazione, alla lavorazione della palma nana, alla fasi della panificazione, alle più tipiche attività artigianali del bottaio, del falegname e del fabbro. Speciale interesse desta l’esposizione della “pinna nobilis”, il più grande mollusco del Mediterraneo, da cui a Sant’Antioco fino agli ’30 del XX secolo si estraeva il filamento che, lavorato sapientemente, dava origine al prezioso bisso o seta di mare.

COLLEZIONE MUSEO ETNOGRAFICO
L’esposizione del museo ETNOGRAFICO è articolata in due ambienti, una parte coperta “su magasinu” e un grande cortile, tipica del Sulcis.

L’ambiente al coperto ripropone la tipologia del classico “medau” sulcitano, all’interno del quale trovano posto gli attrezzi per lo svolgimento dei vari lavori divisi in sezioni.

Molto interessante la sezione casearia, con gli utensili necessari alla raccolta del latte e alla successiva trasformazione in formaggio; da apprezzare la sezione riservata alla panificazione, che viene presentata nelle sue diverse e complesse fasi, ponendo così in evidenza la centralità del ruolo della donna nella società agropastorale.

Segue la sezione degli attrezzi ad uso agricolo che testimonia la vocazione cerealicola sulcitana; un cenno a parte merita la sezione dedicata al lavoro della vite, con gli attrezzi necessari alla potatura, al trattamento antiparassitario, alla raccolta dell’uva, alle diverse fasi della vinificazione.

Altro importante angolo del Museo Etnografico è quello dedicato alla palma nana (Chamaerops humilis) e a tutte le fasi della sua lavorazione. Sono infatti esposte scope, corde, borse, pennelli, vari tipi di intrecci. Dalle foglie essiccate di tale pianta si ottenevano tutti questi oggetti.

Di eccezionale importanza il settore riservato al raro bisso marino, conosciuto anche come “seta di mare”, ed alla PINNA NOBILIS, il grosso bivalve dal quale veniva appunto ricavato il bisso. Dalle notizie riportate nella Bibbia sino alla scuola di tessitura di Italo Diana che negli anni 30 del Novecento ridiede vigore ad un’attività artigianale in quegli anni sopravvissuta nelle famiglie Antiochensi.

All’esterno, sotto la “lolla”, si trovano gli attrezzi relativi ai mestieri collaterali, quali il bottaio (su buttaiu), il falegname (su maistu ‘e linna), il fabbro (su ferreri).